ANCHE L’ALIMENTAZIONE DEI FIGLI PUO’ TRASCINARE IN TRIBUNALE DUE CONIUGI.

Quando ero bambino il menù della mia famiglia era composto da due scelte: prendere o lasciare”.


(Buddy Hackett)

Il nostro regime alimentare ormai è tra i più svariati, chi si dichiara vegano, chi vegetariano, chi macrobiotico, ma è giusto imporre la propria scelta ad un figlio? Un genitore propone una bella bistecca al proprio figlio che resta a bocca asciutta per la contrarietà dell’altro. Allora, cosa prendere o cosa lasciare? Difficilmente un coniuge accorda che le proprie convinzioni culinarie si ripercuotano sul figlio, ed ecco allora che si incardina un processo, dove sarà un giudice a decidere ciò che sia meglio per il figlio tenendo in considerazione come bene primario ovviamente la salute. Il primo caso che ha fatto discutere, ha visto coinvolti due ex coniugi, macrobiotica lei , carnivoro lui, che sono finiti in tribunale poichè l’ex moglie ha imposto al figlio una dieta macrobiotica, senza carne, per una scelta etica. L’ex coniuge, reputando la moglie un’irresponsabile che privava il figlio dei nutrienti essenziali per la crescita l’ha trascinata in Tribunale, la vicenda si è conclusa nel seguente modo: il consumo di carne per il figlio una volta a settimana con la madre, con il il padre, invece, non più di due volte durante il week end. A Roma, la madre vegetariana pretendeva di imporre lo stesso regime alimentare alla figlia con disappunto del padre, finiti in Tribunale, il giudice ha deciso che non sussistendo nel caso di specie alcuna intollerenza alimentare, allergia o malattia, ha imposto la dieta “onnivora” vale a dire quella senza restrizioni secondo il seguente ragionamento :

Il regime alimentare normalmente seguito nelle scuole è quello che prevede l’introduzione nella dieta di qualunque alimento senza restrizioni. Ciò fa presumere che le strutture a ciò deputate (Ministero della Salute e della Pubblica Istruzione) abbiano ritenuto che ciò garantisca la corretta crescita dei minori. La presenza di un regime alimentare sottoposto allo stretto controllo pubblico delle mense presenti nelle istituzioni scolastiche, scongiura i rischi prospettati dalla resistente che la minore possa essere pregiudicata nella corretta crescita inserendo nella dieta carne, pesce o cibi confezionati, poiché aderendo a tale prospettazione dovrebbe ritenersi che nelle mense scolastiche venga compromessa la salute di tutti i bambini che seguono un “normale” regime alimentare”.

Il Tribunale di Monza, in un caso simile, ha deciso in maniera diametralmente opposta e in considerazione a quanto stabilito dal perito nominato dal giudice che “la dieta vegana (unicamente se ben integrata e controllata) possa essere seguita dal minore anche a scuola” ha accolto la richiesta della madre che la mensa scolastica somministrasse a scuola la dieta vegana.


Conclusioni

La riflessione da fare in casi del genere, che agita i genitori e continua magari a farli litigare anche se separati o divorziati, è solo una: “buon senso”; fare una scelta salomonica, che non faccia mancare nulla al bimbo, bilanciando un consumo variegato di tutti i cibi e lasciare che sia lui a decidere quando ne abbia la maturità.

Ovviamente sempre che non vi siano intollerenze, allergie o malattie.

Senza voler sindacare quale sia la scelta più giusta, e nel rispetto di ogni diversità di vedute, anche e principalmente con l’aiuto di qualche esperto, adottare un regime alimentare confacente all’età e allo stato di salute del medesimo, e fare in modo che il bimbo non sia combattuto tra il prendere o il lasciare, tra la bistecca o il pesce o le verdure.

Un pò eccessivo sembra ingenerare nel bimbo tale dubbio privandolo dell’assaggio e del poter variare e quindi assaggiare tutto, ricordandoci che alcuni bimbi, tale scelta non ce l’hanno, e poterla fare è già una gran bella fortuna.