E se indossassi una pelliccia di cane o gatto o un capo di abbigliamento con peli o pelli di questi animali?

Ricordate il film “la carica dei 101”?

Un film d’animazione che uscì negli Stati Uniti nel 1961, dove la “crudele” Crudelia De Mon, donna senza scrupolo e sentimento, ha un solo obiettivo: uccidere i cuccioli di dalmata per farne delle pellicce da indossare.

Ebbene, nella nostra mente di bimbi abbiamo ritenuto che fossero scene da film, ma in verità, ciò, è stato tradotto ed è tutt’ora, realtà.

Esiste un commercio nel mondo asiatico, dove la pratica è diffusissima, che vede esportare in tutti i paesi occidentali pellicce e pelli di cane e gatto.

In Italia, il commercio di pelli e pellicce di cane e gatto è vietato (art. 2 legge 189/2004 – Regolamento CE n. 1523/2007), ma a volte, siamo ignari compratori, si, perchè inconsapevolmente, acquistiamo capi ottenuti da pelle o pellicce di questi poveri e indifesi animali, costretti a sofferenze oltre ogni umana immaginazione; non vi è chiarezza sulle etichette, e il fatto che il capo risulti essere stato prodotto in Italia, non dà alcuna garanzia, anche perchè a volte, è solo un piccolo inserto (ad esempio un polsino o un colletto) ad essere pelle o pelliccia proveniente da qualche paese asiatico.

Sebbene in Italia il commercio sia vietato e venga punito penalmente con l’arresto da tre mesi a 1 anno o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro, la confisca e la distruzione del materiale, essendo un reato contavvenzionale, attraverso l’istituto dell’oblazione, l’illecito penale si trasforma in illecito amministrativo, e quindi, attraverso il pagamento di una somma di denaro pari alla metà del massimo dell’ammenda stabilita dalla legge (nel nostro caso dunque 50.000 euro, in quanto pena alternativa art. 162 bis c.p.), il pagamento estingue il reato.

In sintesi, i colpevoli potrebbero cavarsela pagando una somma di denaro, e sempre che vengano individuati.

Allora cosa fare?

Leggere bene l’etichetta (sperando sia veritiera) circa la provenienza e che non contenga parti di animali, in caso di diciture che appaiono anomale, a tal proposito si evidenzia che la Humane Society una delle maggiori organizzazioni degli Stati Uniti a tutela degli animali, ha stilato un elenco di nomi che vengono utilizzati in etichetta per camuffare tale pratica illecita (anche se ormai, smascherati in tal senso, risulta difficile e raro l’utilizzo di tali nomi), fate la segnalazione al NOE (Carabinieri nucleo ecologico) o se non ve la sentite di esporVi, avvisate le associazioni animaliste.

Ma soprattutto diffidate dei prezzi troppo economici, chiedetevi sempre il perchè, e non abbiate paura di chiederlo anche al negoziante.

In conclusione

Abbiamo trattato tale articolo soffermandoci su tale pratica disumana e illecita riguardante i nostri amici animali d’affezione e sulla relativa normativa, ciò non vuol dire che la sofferenza e l’uccisione di altri animali sia diversa, ogni animale andrebbe salvaguardato e rispettato nella sua natura, ma l’uomo, non conosce alcuna forma di rispetto, se non quella relativa al proprio guadagno.

Crudelia De Mon, una riccona insoddisfatta e stanca della routine, donna perversa e attratta da qualcosa di insolito e unico (pellicce di dalmata), rispecchia quello che a volte una “persona” risulta essere in grado di fare: “per pura vanità, eccesso, apparire in maniera inusuale, cura l’immagine sconfinando oltre ogni umana considerazione, insensibile all’altrui sofferenza”.

A volte, non siamo delle Crudelia De Mon, ma, come abbiamo visto in tale articolo, degli ignari consumatori, contenti e convinti di aver fatto un buon affare.

NOTE

  • Art. 2 legge 189/2004;
  • regolamento Ce n. 1523/2007;
  • art. 162 bis c.p.