Un nuovo e temuto termine sta facendo tremare i colossi del business : “pizzo digitale”.
Abbiamo imparato, letto e sentito questa parola, quando imprenditori e commercianti, hanno deciso di ribellarsi e non pagare la cifra richiesta (una percentuale o parte dell’incasso) alle associazioni criminali in cambio di protezione per loro, le loro famiglie, l’attività, i loro beni.
Oggi, al passo con la moderna tecnologia, esiste una nuova forma di estorsione: il “pizzo digitale”, somme di denaro richieste dai pirati informatici a colossi del business, che attaccano e mettono in crisi grandi aziende bloccando dati e chiedendo il pagamento di ingenti cifre come riscatto.
Un termine inglese “ransomware “, inteso come attacco informatico, in cui i pirati della rete prendono di mira multinazionali bloccando e rendendo illeggibili i dati del pc, che sbloccano solo a seguito di un ingente riscatto.
Di recente ha fatto notizia il caso che ha interessato la nostra Nazione in piena estate, gli hackers hanno attaccato i sistemi informatici della Regione Lazio.
Ma non sono solo i “colossi” a essere presi di mira, ma anche noi comuni cittadini, che non potendo vantare grandi sistemi di protezione come le grandi multinazionali, che però abbiamo visto ugualmente essere messe sotto “scacco”, quello che possiamo fare è proteggerci con antivirus e backup dei dati periodici, non aprire mail o cliccare su link o allegati di cui dubitiamo o di sconosciuti, attenzione in particolare a testi di mail di solito pieni di errori grammaticali e/o ortografici.
E se proprio nonostante gli accorgimenti siamo inciampati “in rete”, non cedere al ricatto, chiamare un esperto in sicurezza informatica e rivolgersi subito alla polizia postale.