QUEL PICCOLO GRANDE GESTO.

Una donna che si taglia i capelli è in procinto di cambiare la sua vita.


Coco Chanel


A volte non siamo noi a voler cambiare la nostra vita, ma è la vita che cambia noi, non solo moralmente, ma anche esteticamente.

I capelli in una donna esprimono personalità, bellezza, libertà, ordine o ribellione, ma quando una malattia cambia tutto di noi, non resta solo la speranza di voler e dover guarire, ma anche la fragilità con tutte le sue conseguenze.

Quando decidiamo di andare dal parrucchiere per un taglio, pensiamo che con quel taglio, possiamo compiere un grande gesto: donare i nostri capelli a chi il “male li ha tolti”.

Esistono associazioni e progetti per aiutare donne malate a mitigare l’impatto di una malattia che sconvolge la vita, l’aspetto estetico e la psiche, si possono donare i propri capelli per realizzare delle parrucche a chi una chioma non l’ha più.

Sotto il profilo legale ai sensi dell’art. 5 del c.c. :”gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume.”

Una donazione di capelli non comporta certamente una menomazione permanente del proprio corpo (ricrescono), non è contraria alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume, anzi, è un piccolo, grande e nobile gesto di solidarietà.

Alcune associazioni si sono attivate fornendo validi e precisi consigli su come donare i propri capelli ed esistono saloni di bellezza convenzionati in tal senso.

Dal 2011 è stato promosso da alcune associazioni il “diritto alla bellezza” che aiuta i malati oncologici a recuperare la propria immagine e la propria autostima, ed è stata istituita anche la “banca della parrucca”.

In Lombardia è attivo il “progetto parrucche” che dona parrucche gratuite alle donne a cui la chemioterapia ha sottratto una parte di se stesse.

Ricordo che esiste una risoluzione 9/E del 16 febbraio 2010 dell’Agenzia delle Entrate che ha previsto la detrazione per la spesa relativa all’acquisto della parrucca, ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR il Ministero ha sancito che: “anche un oggetto comunemente definito come parrucca può rientrare nel novero delle protesi sanitarie se fabbricata ed immessa in commercio dal fabbricante con la destinazione d’uso di dispositivo medico e, quindi, obbligatoriamente marcata CE ai sensi e per gli effetti della Direttiva 93/42/CEE.”

La risoluzione conclude chiarendo che:” la parrucca rientra nel novero delle spese sanitarie detraibili
se volta a sopperire un danno estetico conseguente ad una patologia e rappresenti
il supporto in una condizione di grave disagio psicologico nelle relazioni di vita
quotidiana.”

La perdita dei capelli in una donna, come qualunque cosa non voluta, è amarezza, afflizione, smarrimento, anche nella Bibbia per le donne, la chioma era sinonimo di bellezza e il taglio era segno di lutto e afflizione così si legge in Is.3.24″

Invece di profumo ci sarà marciume;

invece di cintura, una corda;

invece di ricci, calvizie;

invece di vesti eleganti, uno stretto sacco;

invece della bellezza, un marchio di fuoco.

Oggi una malattia può cambiare la nostra quotidianità, la nostra esistenza, bellezza, personalità, umore, ma con il semplice gesto di ognuno di noi, possiamo far nascere un sorriso, una speranza, allievare l’altrui tristezza.

Doniamo!!! Un gesto a cui noi non diamo importanza, ma che può diventare importante per tanti altri.

Nessun regalo è troppo piccolo da donare, e nemmeno troppo semplice da ricevere, se è scelto con giudizio e dato con amore.”

FRANZ KAFKA

NOTE

  • Articolo 5 c.c.
  • risoluzione 9/E del 16 febbraio 2010 dell’Agenzia delle Entrate.