La vecchiaia può portare tante ingiustizie, ma “Niente è più triste delle ingiustizie della vecchiaia“.
Beryl Bainbridge

Ogni essere umano necessita di cura, attenzione, amore.
Quando vengono a mancare le forze, diventa indispensabile un aiuto, si rischia di diventare un “peso”, si inizia a pensare al “futuro”, a quello che sarà e cosa accadrà.
L’uomo vive di ricordi, affetti, tradizioni, nessuno vuole abbandonare le proprie radici, la propria casa, ma quando le forze vengono meno, si necessita di cure quotidiane e il ricovero in strutture adeguate, sembra essere la panacea.
Le residenze per anziani, sono o no strutture adeguate?
Come in ogni cosa, ci sono eccellenze e insipienze; quando, soprattutto a ridosso delle festività, i Nas fanno incursione in queste strutture, lo sconforto di fronte alla realtà che si palesa, lascia non poca amarezza e grande delusione; in particolare si rilevano mancanza di livello assistenziale, inadeguatezze per incapienza e sovrannumero, farmaci scaduti, alimenti in cattivo stato di conservazione e anziani nell’oblio.
Perchè tutto questo?
La maggior parte di queste strutture sono private e costose, dove ci si aspetta la qualità, nonostante i costi, subentra invece il degrado, l’incuria, l’abbandono.
Alla carenza di personale, ai turni stressanti e logoranti, si aggiungono la scarsa qualità dei servizi e, alle volte, l’abbandono e il sopruso sui ricoverati, che invece di ottenere assistenza, cura, attenzione, riscontrano imperizia, negligenza e persino abuso e sopruso.
Nel 2002 l’OMS (organizzazione mondiale della sanità) pubblicava il primo “Rapporto mondiale su violenza e salute” evidenziando come gli anziani nei diversi contesti (abitazione, case di riposo e rsa ecc.) sono spesso soggetti a violenza, pervenendo alla conclusione che l’abuso sulle persone anziane è un problema diffuso e “sottostimato”, oggi, a distanza di 21 anni, non esiste ancora una normativa apposita a difesa dell’anziano, il problema persiste, ed è ugualmente ignorato.
L’Italia è un Paese di “vecchi”, le residenze per anziani pullulano, ma la qualità dei servizi, la professionalità e l’umanità, scarseggiano.
Qualcosa continua a non funzionare; da un punto di vista giuridico siamo carenti di un’apposita legge e nella pratica risulta difficile denunciare.
Tante le domande da porsi: quando può parlarsi di maltrattamento? Bisogna raccogliere le prove, quali? Come? Contro chi? Cos’è il maltrattamento? Chi è colui che maltratta, perchè lo fa?
La prima cosa che dobbiamo essere in grado di fare è sorvegliare, ma per farlo e saperlo fare, bisogna prima conoscere, non sempre la persona anziana è capace o può riferire, dunque il familiare, l’amico, la persona vicina, può comprendere, e se sussistono comportamenti illeciti, denunciare.
Più la persona è sola, più è preda di soprusi che restano nell’oblio.
Anche il fare brusco di un infermiere o di un operatore sanitario, determinato da “gestualità violente e non necessarie nelle fasi di assistenza” all’anziana signora in modo sistematico, o l’inqualificabile modus agendi (eseguire manovre violente facendo sbattere la faccia delle degenti, provocare loro dei lividi, indirizzare parolacce o espressioni malauguranti, o mortificarle davanti a tutti durante la defecazione o subito dopo), se attuata con cosciente e abituale prevaricazione e persistente azione vessatoria con conseguente sofferenza dei pazienti anziani e non autonomi ricoverati, integra il reato di maltrattamento ex art 572 c.p. (Cassaz. Pen. n. 25116/21).
L’anziano ricoverato in una rsa ha il diritto di essere curato e assistito, il personale sanitario ha il dovere di tutelare la salute dello stesso, “tutti gli operatori sanitari di una struttura sanitaria, quale è una R.S.A., l’infermiere – e valga anche per l’operatore sanitario – è ex lege portatore di una posizione di garanzia, espressione dell’obbligo di solidarietà costituzionalmente imposto dagli artt. 2 e 32 Cost. nei confronti dei pazienti, la cui salute egli deve tutelare contro qualsivoglia pericolo che ne minacci l’integrità” (Cass. Pen., Sez. IV, sentenza, 29/01/2021, n. 16132).
Onde evitare che la persona anziana anzichè ricevere cure e assistenza, sia destinata all’oblio, dobbiamo ricordarci che come ogni essere umano, ha dei diritti, che non si affievoliscono con e per l’età, ma che devono essere tutelati a prescindere da qualsiasi condizione anagrafica in quanto inviolabili: dignità, decoro, salvaguardia della propria integrità psico-fisica.
L’anziano è un innocente incolpevole, che per la sua condizione, non può e non deve essere bersaglio di immotivato accanimento.
L’anziano non è l’uomo che ha ormai “fatto” il suo tempo, ma colui che ci consente di imparare a prenderci cura di un nostro simile, di chi poi, eguaglieremo
NOTE
– Cassaz. Pen. n. 25116/21;
– Cass. pen, Sez. IV, sentenza, 29/01/2021, n. 16132;
– art. 2 e 32 Cost.;
– art 572 c.p..