BULLISMO: TRA L’INDIFFERENZA DEGLI ALTRI, LA CATTIVERIA DEI SIMILI, IL DOLORE E LA SOLITUDINE DI CHI SUBISCE.

Articolo di Maria Procopio, con la partecipazione di Silvana Gambino, autrice del libro “Bullismo – Quando la scuola diventa una trappola infernale” e Matteo Belgiovane, in arte “Belgio”, autore del libro “L’Arte di Vivere” da cui è tratta la sua poesia.
Libri entrambi editi da Edizioni We di Nicola Bergamaschi.

La violenza, sotto qualunque forma, si manifesti, è un fallimento.
(Jean-Paul Sartre)

La violenza è un fallimento, per chi la pratica, la subisce, per la scuola, la famiglia e per la società. Fallire, vuol dire avere delle mancanze, se c’è bullismo, c’è mancanza di civiltà, amore, futuro, spensieratezza, solidarietà, educazione, ma principalmente di rispetto, per gli altri e per se stessi.

Se c’è bullismo, vuol dire che la famiglia, la scuola, tutti noi abbiamo fallito, perchè abbiamo permesso con l’indifferenza, la condivisione, l’egoismo, l’omertà, che ciò potesse accadere.

Bullismo è violenza (fisica, verbale, psicologica), sopraffazione, prepotenza, prevaricazione del bullo sul bullizzato, sistematica, intenzionale e ripetuta nel tempo, che può comportare un danno (fisico, psicologico, sociale) sulla vittima.

E’ un termine di origine inglese “bull” che significa toro e “to bully” intimidire, prevaricare qualcuno, ormai entrato prepotentemente e stagnato negli ambienti scolastici o comunque tra i giovani.

Giovani che traggono soddisfazione e autorità tra i coetanei praticando violenza su chi ritenuto più debole e pertanto “oggetto” di soprusi, derisione, scherno, isolamento, esclusione dagli altri.

Il bullismo infatti, non è solo fisico (pugni, calci, spintoni ecc.), verbale (minacce, insulti, umiliazioni), ma anche relazionale (isolamento, esclusione dal gruppo) e non vede coinvolti solo il bullo e il bullizzato, ma anche chi spalleggia, addirittura aiuta e incita il bullo, e tutto il circostante che partecipa con derisione e compiacimento o con indifferenza.

Ma in tutto questo, cosa prevede la legge, e qual è il ruolo della famiglia e della scuola?.

Non esiste ancora una legge antibullismo, anche se a breve dovrebbe essere varata, ma una legge sul cyberbullismo (legge n. 71 del 2017), vale a dire un’ulteriore forma di bullismo, in cui la vittima viene aggredita virtualmente attraverso i social.

Sebbene ancora non esista una legge preventiva e repressiva delle forme di bullismo, la modalità con cui si manifesta tale pratica, può comportare violazioni di norme sia di diritto penale che civile.

Dal bullismo possono scaturire diversi tipi di reato ad esempio:

  • percosse (art. 581 c.p.);
  • lesioni (art.582 c.p.);
  • danneggiamento (art. 635 c.p.);
  • istigazione al suicidio (art.580 c.p.);
  • diffamazione (art.595 c.p.);
  • minaccia (art. 612 c.p.);
  • stalking (art. 612 bis c.p.) .

Il minore per essere perseguibile penalmente, deve aver compiuto i 14 anni di età, i minori di tale età, non sono imputabili. L’infraquattordicenne, non può essere processato e condannato, ma se trattasi di soggetto pericoloso (vi è il rischio che possa commettere altri reati), tenuto conto della gravità del fatto e delle condizioni morali della famiglia, può essere ricoverato in riformatorio giudiziario (oggi collocamento in comunità) o sottoposto a libertà vigilata (limitazione della libertà personale ad esempio:permanenza in casa).

A questo punto, la domanda da porsi è: se non imputabili, o anche se imputabili, qual è il ruolo degli insegnanti e dei genitori?.

LA SCUOLA

La scuola è quella piccola società dove l’individuo forma la sua personalità, impara a gestire il confronto con gli altri, sviluppa le proprie capacità, il senso di responsabilità personale e con l’ambiente; crea il proprio futuro.

Il bambino, l’adolescente, il giovane, vi trascorre buona parte del suo tempo, e non può e non deve vivere tale contesto come un incubo, ma come un luogo di condivisione, di socializzazione e non di soprusi e abusi, che condizioneranno per sempre il suo percorso relazionale e di vita.

Compito di tutto il personale scolastico (dirigente, insegnanti, personale amministrativo) è vigilare, prevenire e attenzionare subito fenomeni di tale gravità, non sottovalutare nessun minimo segnale, poiché quello che all’apparenza può apparire un gioco, o un piccolo screzio tra ragazzi, può nascondere insidie molto gravi e deleterie.

Compito della scuola non è solo quello di formare ragazzi preparati e capaci con il classico “sapere”, il compito primario è quello di far crescere giovani rispettosi delle debolezze altrui, dell’altro come tale, e non come “lo sfigato”; di essere un giorno uomini capaci di stare in società e vivere la propria vita in armonia con se stessi e con gli altri, senza violenze, prepotenze, sopraffazioni e soprusi.

Anche la scuola dunque può essere chiamata a rispondere civilmente “I precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza” ( art.2048 c.c. 2 comma).

Così come grava sui genitori, impartire al figlio l’educazione del rispetto altrui, del non praticare la violenza, comprendere e intervenire sul disagio del proprio figlio; anche i genitori possono essere chiamati a rispondere civilmente per “culpa in educando”:”Il padre e la madre, o il tutore sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con essi” (art. 2048 c.c., 1 comma).

Le basi per una sana e corretta educazione si gettano a casa e a scuola, se questa macchina inizia a malfunzionare, abbiamo una società incapace di solidarietà e altruismo, egoistica e prevaricatrice, con conseguenze devastanti per chi è “incapace” di sopravvivere all’altrui malvagità.

Voglio riportarvi alcuni tratti salienti della sentenza del Tribunale di Reggio Calabria che ben fanno comprendere le conseguenze del bullismo (sentenza civile n. 1087 del 20.11.2020):

Le proiezioni delle violenze e delle umiliazioni subite hanno vulnerato in modo durevole la capacità del ragazzo di rapportarsi in modo sereno ai suoi coetanei, di intraprendere il percorso scolastico più confacente alle proprie inclinazioni e di godere delle relazioni sociali e affettive in modo appropriato alla sua età, pregiudicandone perfino la possibilità di soddisfare in modo appagante ed equilibrato i più elementari bisogni fisiologici, tra cui il sonno e l’appetito.

Emerge dalla CTU che XXX è attualmente in grave sovrappeso (110 Kg per cm 172 di altezza), che soffre di ansia immotivata, facile irascibilità, cefalea molto frequente, iperidrosi alle mani, claustrofobia.

Il quadro che emerge, nitidamente, è quello di un ragazzo chiuso in sé e piegato dal suo dolore, refrattario alle relazioni sociali e alla molteplicità delle esperienze umane, ricreative, culturali e professionali.

Nel caso di specie, emergono in tutta evidenza il dolore dell’animo, la vergogna, la disistima di sé, la paura e la rabbia provocati nel giovane “.

Il bullismo dice il giudice, provoca “dolore nell’animo”, si può guarire dalle ferite fisiche, ma quelle dell’anima, segneranno per sempre ogni esistenza.

Straziante dolore descritto anche dall’autrice Silvana Gambino nel suo libro “Bullismo – Quando la scuola diventa una trappola infernale”, edito da Edizioni We di Nicola Bergamaschi, che descrive lo stato d’animo di una madre che vede la propria figlia consumarsi e spegnersi; giovane ragazza ormai chiusa nel proprio mondo, nella paura e sempre più isolata dalla società; di seguito alcune delle toccanti frasi contenute in questo meraviglioso ed emozionante libro:

Che dolore, che incubo, passavo le notti a sussultare e a controllare la mia piccola che si consumava dietro ad una scuola di bulli e di insegnanti che non avrebbero dovuto rivestire tale ruolo.

Un altro anno infernale ……pag 64

Tornano gli attacchi di panico, la paura delle interrogazioni e la chiusura relazionale con gli insegnanti.

Eleonora si è persa e non trova più la via.

Consuma le sue giornate nel nulla della sua stanza, al buio”. Pag. 78.

Con queste parole voglio lasciare a Voi ogni riflessione sulla gravità di tale fenomeno, non solo per le conseguenze penali e civili, ma principalmente per la capacità devastante di segnare per sempre una vita altrui, privandola di quella spensieratezza, serenità e giocosità, che non possono essere infrante dalle altrui prepotenze e sopraffazioni.

Voglio concludere con una poesia di Matteo Belgiovane, vittima di bullismo e oggi stimato poeta, tratta dal suo libroL’Arte di Vivere” – Edizioni We di Nicola Bergamaschi, esempio di riscatto, speranza, rinascita e nuova vita; Matteo, giovane bullizzato, ha trovato nella poesia il modo per gridare ed esorcizzare il suo dolore e dare forza e coraggio a quei giovani che oggi non riescono a reagire.

IL PASSATO

I ricordi bruciano e fanno male,

il passato che bussa ma nessuno gli apre.

Ora non so nemmeno a cosa sto pensando,

una vita senza te non ha senso.

E ne ho fatta strada,

ti ricorderò comunque vada,

in alto sopra le nubi anche nei periodi più bui.

I secondi scorrono come acqua in un torrente,

il mio cuore batte velocemente,

il cervello mi manda controcorrente,

ho perso fiducia nella mia mente,

perché ultimamente amo solo chi mi mente.

Il mio passato l’ho vissuto con le ginocchia sbucciate,

da finto campione a vera depressione,

ho sofferto tanto, ma ora ci sono e sogno a cielo aperto,

scrivo, viaggio e mi diverto”.

Matteo, ha fatto esattamente quello che abbiamo imparato dal film Wonder, tratto dall’omonimo romanzo di R.J. Palacio, dove un ragazzino, nato con una deformazione facciale, conosce la cattiveria dei suoi coetanei, ma lui, alla vendetta, violenza, insolenza, contrappone amore, gentilezza e comprensione, “ quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile.”

Da sapere

Dal 2017 esiste un’app sviluppata dalla Polizia di Stato disponibile per smartphone, utile a segnalare anche episodi di bullismo, si possono inviare foto o descrivere fatti o entrambi.

Non sostituisce la denuncia o querela, ma avverte sulla commissione dell’illecito e consente di individuare il luogo da cui è partita la segnalazione.

E’ possibile anche inviare la segnalazione in modo anonimo. Sconsiglio questa modalità, poiché rischia di non essere seriamente attenzionata.

Inoltre, nei casi d’urgenza, è possibile tramite un pulsante di colore rosso mettere in contatto l’utente con la polizia.

NOTE

– Penale: artt.580, 581,582,595, 612, 612 bis, 635;

– civile: art. 2048;

– sentenza civile Tribunale di Reggio Calabria n. 1087 del 20.11.2020;

– pagg. 64 e 78 del libro “Bullismo – Quando la scuola diventa una trappola infernale”, di Silvana Gambino, Edizioni We di Nicola Bergamaschi ;

– pag.16 del libro “L’Arte di Vivere” di Matteo Belgiovane, Edizioni We di Nicola Bergamaschi.