Una donna senza seno è un letto senza guanciale.
Anatole France
Ogni donna sogna un gran bel corpo, ognuna ha il proprio prototipo di bellezza, e i media a volte con i loro stereotipi incidono fortemente sul modo di essere e voler apparire di giovani donne.
Il seno di una donna incanta molto e da sempre lo scenario maschile, è stato fonte di ispirazione per pittori, musicisti, poeti, ma anche fonte di guadagno per chirurghi estetici.
Oggi la chirurgia è in grado di realizzare il sogno di tante giovani donne, di solito quello della taglia in più, alcune vi ricorrono infatti per migliorare il proprio aspetto estetico, altre all’opposto perchè hanno seri problemi con un seno importante legati ad esempio alla postura o dolori alle spalle o difficoltà nei movimenti, i motivi sono tanti, ma qualunque sia il motivo, se un intervento mal riesce , cosa si può fare legalmente?
Non vi è dubbio che un intervento malriuscito provoca non pochi danni, non solo a livello estetico, ma anche psicologico, una donna ricorre alla chirurugia perchè non si accetta, sogna di diventare e assomigliare al proprio modello fonte di ispirazione, vuole mitigare il proprio problema fisico, di salute o anche la propria fonte di imbarazzo, e invece….
In caso di intervento malriuscito si può chiedere e ottenere un risarcimento dei danni (estetici, biologici, psicologici) ma ricordiamoci, come ha chiarito un’importante ordinanza della Cassazione (n. 29827 del 18.11.2019) si potrebbe considerare anche la lesione del diritto ad esprimere, prima di un intervento di chirurgia estetica un consapevole consenso informato. Nel caso in esame, un chirurgo è stato condannato a risarcire il danno conseguente “alla mancanza di un valido e preventivo consenso informato all’esecuzione sulla persona di interventi di mastoplastica additiva con inserimento di protesi e per non aver eseguito gli interventi correttamente”, come ha chiarito la Suprema Corte, il consenso informato, non solo permette di conoscere i rischi legati all’intervento, ma informa anche sul risultato estetico che ne conseguirà “non potendo essere in ogni caso lasciata al sanitario la scelta sulla opzione esteticamente preferibile, che è scelta estremamente privata e riservata al paziente: è questo, appunto l’inadempimento qualificato ascritto al medico che non ha ritenuto fosse suo dovere comunicare ad una delle due pazienti che avrebbe inserito una protesi additiva del seno, ovvero un corpo estraneo e che gli interventi, così come eseguiti, avrebbero comportato un aumento di due taglie, non necessario e pacificamente evitabile con diversa tecnica chirurgica migliorativa dell’aspetto estetico”.
L’esecuzione di un intervento con una tecnica anche se corretta, ma non rispondente alla richiesta della paziente che nel caso di specie era quella di ottenere una revisione della mastopessi (intervento per correggere la ptosi mammaria e cioè il seno cadente) e non un indesiderato aumento del seno, comporta “non solo un inadempimento contrattuale ex art. 1218 c.c. ma anche la lesione dell’integrità psicofisica della paziente ex art. 2043 c.c., sottoposta ad un inutile rischio chirurgico e costretta, in seguito, a rioperarsi per eliminare l’effetto”.
Attenzione dunque, sotto quel “ritocchino”, parolina che sembra tanto innocua, si celano non solo trattamenti estetici, ma anche interventi di chirurgia estetica che possono far sorgere vere complicanze; informatevi sempre sui possibili rischi e guardiamo non solo quello che vogliamo vedere e cioè quei modelli di bellezza irraggiungibile, ma anche testimonianze di star che sebbene fossero già state aiutate da “madre natura”, sono state letteralmente rovinate dalla chirurgia estetica.
E seppur come recita un vecchio proverbio “Il paradiso in terra si trova nel seno di una donna, sul dorso di un cavallo, nelle pagine di un libro” , il vero paradiso è nel saper fare apprezzare agli altri quello che di bello abbiamo, che certamente non è solo un bel seno, ma molto altro….
NOTE
- Ordinanza Cassazione n. 29827/2019
- articolo 1218 c.c.;
- art. 2043 c.c..